a cura di Giulia Carri
SEVENOAKS (KENT) – Quella di Sara Iaccone e Simone Conti, entrambi di Grosseto, è una storia d’amore più che di emigrazione: insieme da 12 anni, a Londra da quattro ora marito e moglie.
Siete venuti a Londra per lavoro?
Simone: “No, siamo arrivati nel Settembre del 2009 per finire gli studi. Abbiamo finito l’università italiana mentre studiavamo a Londra per entrare nelle lauree specialistiche in Gran Bretagna”.
Ce l’avete fatta?
Simone: “Si, anche se è stato impegnativo. Abbiamo seguito un corso di inglese tutti i giorni per sei mesi mentre finivamo gli esami a Roma, Sara studiava alla Luiss io Architettura a Valle Giulia. Alla fine siamo entrati io alla London South Bank e lei alla London Metropolitan Universtiy. Sara ha finito e adesso lavora come Social media Manager per due aziende, io ancora devo specializzarmi, frequento part time perché da due anni lavoro come architetto in uno studio di architettura”.
Siete partiti dall’Italia con l’idea di restare?
Sara: “Veramente no, siamo venuti in Gran Bretagna per studiare, senza pensare a cosa sarebbe accaduto dopo. Ma Simone ha trovato un lavoro stabile ed io ho finito gli studi l’anno scorso, e dopo 12 anni che stiamo insieme abbiamo deciso di sposarci a Settembre…insomma era l’ora!”
Che bella storia…
Sara: “Si, ma è tanto bella per quanto è stato difficile. Molte persone ci dicono beati voi, ma abbiamo passato dei momenti durissimi e solo stare insieme e non mollare mai ci ha permesso di avere questo adesso. Io ho fatto la Baby Sitter a tempo pieno e studiavo la notte o nei weekend perché la vita qua è carissima e non avevo scelta”.
C’è un po’ l’immaginario che l’Inghiterra sia un paese dei balocchi?
Sara: “Tantissimo, ma non lo è affatto. Io nonostante sia laureata qua e abbia fatto uno stage di tre mesi alla RAI a New York ho impiegato 4 mesi a trovare lavoro nel mio campo, in alcuni momenti non nascondo che mi sono sentita un po’ persa. È una società meritocratica, se vali ti danno possibilità di realizzarti, ma per questo la competizione è altissima, da tutto il mondo”.
Simone: “Io ho lavorato sei mesi praticamente gratis nello studio dove poi mi hanno assunto. Mi garantivano solo un rimborso spese con cui coprivo il pranzo e i trasporti. Abbiamo stretto parecchio i denti, ecco”.
Avete pensato di tornare nei momenti difficili?
Sara: “No, perché quando io ero senza lavoro lui è stato assunto, ma non volevo rinunciare dopo tanto studio e non puoi stare con un solo stipendio qua, quindi ho continuato a cercare. Insomma non è il bengodi, ti guadagni tutto senza sconti e poi sei lontano dalla famiglia e dalla tua terra”.
Quindi nonostante la realizzazione, il matrimonio e aver trovato adesso una dimensione ti manca la Maremma?
“Certo tantissimo, soprattutto adesso che stiamo pensando al futuro ad aver un bimbo magari. L’idea di mettere su famiglia in un paese che per quanto ti faccia vivere comunque non è il tuo natale, un po’ spaventa. Siamo consapevoli che i nostri figli nasceranno qua e torneranno in Italia a dir tanto due volte l’anno, questo ci dispiace perché amiamo tanto la Maremma, ma non abbiamo scelta. In Inghilterra è dura e devi lottare per realizzarti, ma ci sono le possibilità, in Italia per noi adesso proprio no”.
Cosa vi ha dato l’Inghilterra di bello?
Simone: “Beh mi ha cambiato la vita. Vedo molti miei coetanei in Italia che non sono ancora totalmente indipendenti per la mancanza di lavoro, io adesso ho 29 anni e posso pensare ad una famiglia, questo è impagabile”.
Sara: “A me ha cambiato in meglio il modo di vedere la vita. Mi ha insegnato che la diversità è arricchimento perché qua sei a contatto sempre con persone diverse da tutto il mondo e questo mi ha migliorata tanto”.
Tornereste in Maremma?
Sara e Simone: “Si ci manca, soprattutto il cibo!” “ A parità di condizioni, se riuscissimo a mantenere lo stesso tenore di vita, io tornerei molto volentieri.” Continua Sara: “ Alla fine l’Italia è l’Italia, abbiamo il clima più bello del mondo e il cibo migliore, è impossibile non voler tornare”.
Riuscite a tornare spesso in Maremma?
Sara: “Poco, un paio di volte l’anno. Anche se siamo vicini lavoriamo molto e il weekend siamo stanchi. Gli affetti mancano, ci sono le tecnologie che ti aiutano a rimanere in contatto, ma la quotidianità manca è ovvio. Per questo quando andiamo ce la godiamo il più possibile”.
I vostri amici o colleghi conoscono la Maremma?
Sara: “Ovviamente conoscono la Toscana ma la Maremma ancora no. Ma abbiamo fatto del nostro meglio per farla conoscere. Il capo di Simone e i colleghi sono venuti al nostro matrimonio e sono riamasti tutti estasiati”.
Simone: “Quando frequentavamo la scuola di inglese vennero due nostri amici giapponesi a trovarci in Maremma. Mi ricordo una notte in cui eravamo a Cupi mi fecero fermare la macchina in mezzo alla strada per ammirare il cielo, vivevano da un anno in Inghilterra e non vedevano mai le stelle. Li mi sono reso conto di quanto siamo fortunati e poi li ho detto di andare perché oltre alle stelle ci sono parecchi lupi nella zona e per quanto tutto bello chi è maremmano sa che bisogna stare attenti!”
Cosa dovrebbe fare la Maremma per promuovere al meglio le sue bellezze?
Sara: “Non solo la Maremma ma l’Italia tutta dovrebbe abbandonare una mentalità dove ognuno guarda solo al proprio orticello e cominciare a pensarsi come una rete di realtà, a fare sistema. Dovremmo diventare un paese meritocratico, davvero. Poi gli stranieri ormai sanno che fare le vacanze in Italia non conviene perché tutti cercano di guadagnare senza limite pensando che siano tutti meno furbi di loro, e ovviamente poi non tornano più”.