GAVORRANO – Sul caso dello scontro in consiglio comunale a Gavorrano interviene anche Jurij Di Massa, cittadino gavorranese e avvocato, che in passato ha seduto in consiglio comunale sui banchi dell’opposizione.
«Da tempo la politica ha cambiato pelle, la destra e’ al governo e la gente non è scesa in strada, nessun tumulto o effervescenza, un tempo ovvia, da parte delle opposizioni. Tutto scorre secondo un copione monotono, finanche noioso. Così è dovunque, come in alto così in basso, ma non a Gavorrano».
«Nel borgo minerario c’è chi ancora tiene alta la guardia, alla ricerca della libertà perduta, di una sinistra che non c’è più, quella che incitava all’abbattimento delle “etichette” imposte dall’alto, quella dell’essere e amare chi si vuole, dell’egualitarsimo declamato e praticato. Massimo Borghi, lui non molla, è l’Hiroo Onoda di Maremma, ancora in trincea con il suo fare diretto, sanguigno, quasi iconico. Ed eccolo assurgere agli onori delle cronache per un “fattaccio”. Giorni orsono, durante una seduta del Consiglio comunale del Comune minerario, ha strappato una mozione del centrodestra, coram populo. Apriti cielo. Gesto esecrabile senza dubbio».
«Ma Borghi ha fatto solo ciò che avrebbe fatto chiunque dei suoi compagni di partito, la differenza è che lui ne ha avuto il coraggio. Ritengo pertanto che vada reso ossequio al valore dell’assessore Borghi, in questa palude pressoché omogenea e contigua della politica attuale, spicca l’ardore di chi vive ancora le ideologie con quello sturm un drang che manca ormai alla pressoché totalità degli italiani. Rendo quindi, sia pur da avversario, l’onore delle armi a Massimo Borghi. Ma non si equivochi: il gesto va condannato e Borghi espulso dal Consiglio; Amedeo d’Aosta sull’Amba Alagi ebbe si l’onore delle armi, ma fu contestualmente condotto in prigionia».