GAVORRANO – È passato un anno esatto da quando, nella notte del 20 marzo 2016, un pullman proveniente da Valencia si schiantò sull’autostrada A7 all’altezza di Freginals, provincia di Tarragona, in cui persero la vita 13 studentesse del programma Erasmus, tra cui Elena Maestrini di Bagno di Gavorrano.
Il dolore per la scomparsa di Elena e le sue compagne nella comunità gavorranese ha lasciato una ferita aperta. Lo dimostrano gli innumerevoli eventi che sono stati organizzati nel corso dell’anno passato, sia dalle istituzioni, in collaborazione soprattutto con le scuole, sia dalle associazioni di volontariato o semplicemente dagli amici più stretti. La giornata di oggi, quindi, non riaccende un dolore scomparso ma ricorda una tragedia che tutt’oggi non ha trovato un responsabile. “Incidente fatale o omicidio colposo?” è la domanda alla quale le famiglie delle vittime ancora oggi attendono una risposta.
Le indagini sulla tragedia sono ancora in corso, con scarsi risultati per i genitori che reclamano uniti e ad alta voce la verità sull’incidente in cui hanno perso le persone a loro più care, troppo presto, a prescindere dalle dinamiche. Un dolore insopportabile che si unisce a dubbi e incertezze sull’accaduto. «Siamo al terzo giudice responsabile delle indagini in un anno e ancora non abbiamo informazioni sul procedimento che verrà adottato – aveva dichiarato Gabriele Maestrini, il babbo di Elena, in un’intervista al nostro giornale pochi giorni fa -. La situazione è inaccettabile e ci lascia perplessi. Non sappiamo ancora se verrà aperto un processo penale o no, ma non ci arrenderemo. La verità dovrà venire fuori».
L’autista alla guida del mezzo nella notte dell’incidente, che fu indagato subito, ammise in un primo momento di essersi addormentato, dichiarazione ritirata in un secondo momento. A ottobre 2016 il caso passò a un nuovo giudice istruttore del tribunale di Amposta che decise, ancora prima di aver interrogato l’autista, l’archiviazione del caso dopo aver costatato che «l’incidente non è riconducibile a un’imprudenza del conducente o a problemi meccanici, la condotta dell’autobus era stabile e la velocità del mezzo adeguata.» Inoltre, «è risultato negativo ai controlli su tasso alcolemico e droga e non ci sarebbero state distrazioni da dispositivo mobile». Il giudice rinviò i genitori a «prendere parte del processo civile». L’amaro commento dei genitori fu «Le hanno uccise di nuovo».
In seguito il ricorso dei genitori contro la sentenza di archiviazione fu accolto, il fascicolo passò al terzo giudice che nel frattempo era stato nominato e il caso fu riaperto, ma ad oggi non è stato ancora comunicato ufficialmente l’eventuale apertura del provvedimento penale o la sua archiviazione.