Anniversario

L’Arma dei Carabinieri festeggia i 210 anni dalla fondazione. «Presenti anche nei borghi più remoti» fotogallery

Festa cc 2024

GROSSETO – Una presenza costante e capillare, anche nei borghi più piccoli e remoti. È questa la forza dell’Arma dei carabinieri. «In questo cortile vedete oggi schierata una rappresentanza dei carabinieri che operano nella provincia di Grosseto – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Sebastiano Arena -. È l’immagine di una parte dello Stato che raggiunge i borghi tutti, anche quelli più remoti, per portare sicurezza, prevenzione, solidarietà, o anche solo per assicurare semplicemente ascolto».

«È anche l’immagine della nostra storia, rappresentata dalla prima uniforme storica, indossata fin dalle origini, nel 1814, con la nascita del corpo dei carabinieri reali. I pennacchi rosso e blu furono introdotti col regolamento del 1832: il rosso a indicare l’amore ardente, l’audacia, il coraggio, il sacrificio; il blu a simboleggiare la fedeltà, la giustizia, l’amor di patria e il valore militare. Ed è infatti la militarità la condizione che ci accompagna da più di due secoli di storia: una condizione che, come ribadito dal nostro comandante generale, è presupposto imprescindibile del nostro modo di essere».

«Il carabiniere, infatti, costituisce una fusione sincretica di cittadino, operatore di polizia e militare che, nel panorama delle istituzioni della repubblica, vive una condizione del tutto peculiare ma ancora oggi pienamente attuale; una condizione che è cultura dell’essere, più che dell’apparire, che ricerca nel valore del sacrificio, nella obbedienza derivante dalla consapevole accettazione della disciplina militare, nella pratica del dovere il modo più autentico per realizzare il proprio diritto alla cittadinanza» prosegue il comandante nel suo discorso.

«Ma la militarità costituirebbe superfetazione priva di sostanza se il servizio in uniforme non fosse svolto con la competenza richiesta dalla complessità, incessantemente mutevole, della società in cui oggi viviamo. In questo profluvio di sollecitazioni sempre diverse, il carabiniere deve saper costituire un solido riferimento per i cittadini e per le stesse istituzioni che a lui si rivolgono. Pertanto, deve sentirsi costantemente esortato ad applicarsi con coscienza e umiltà ai problemi della quotidianità, ai problemi della nostra gente. Il servizio ai cittadini e alle comunità che abbiamo in cura, infatti, è lo scopo ultimo del nostro agire, il movente della nostra dedizione quotidiana: servizio ai cittadini… qui, nel capoluogo, come nei rimanenti 27 comuni della provincia in cui le stazioni dell’arma costituiscono l’unico presidio di polizia dello stato».

«Che questo servizio sia reso onorevolmente è provato dalla schiera dei caduti che in ogni tempo, nelle attività belliche come in quelle di polizia e di soccorso nei casi di calamità, hanno segnato il cammino dell’arma, offrendo a tutti noi l’esempio più alto di fedeltà al giuramento prestato: il sangue da loro versato, come magistralmente rappresentato nel calendario dell’arma di quest’anno, alimenta quelle strisce rosse che vedete serigrafate sulle nostre autovetture o cucite sui pantaloni o nei ricami delle nostre uniformi».

«E non a caso oggi abbiamo inaugurato la cerimonia con l’omaggio ai caduti. Peraltro ricorre proprio quest’anno l’80° anniversario dell’eccidio dei carabinieri Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, veri e propri martiri che a Fiesole, il 12 agosto 1944, durante la guerra di liberazione, nel fiore dei loro 20 anni, si consegnarono spontaneamente alla violenza nazista, consapevoli che sarebbero stati fucilati, pur di salvare 10 ostaggi civili, vittime di rappresaglia. Inoltre, il nostro commosso pensiero non può non andare anche ai nostri colleghi di ieri, gli appuntati scelti Antonio Santarelli e Alessandro Giorgioni. Ai loro parenti e familiari, su cui più di ogni altro è caduto il peso di questo rischioso servizio alla patria, ci stringiamo in un abbraccio ideale che sa tuttavia di non poter mitigare l’incolmabile vuoto lasciato dai loro cari».

«Come da tradizione, questo momento di incontro con la comunità è anche l’occasione per tracciare un punto di situazione sul servizio reso nell’ultimo anno. Cominciamo da due dati semplici ma esaustivi: negli ultimi 12 mesi le stazioni dell’arma hanno accolto nelle proprie caserme oltre 30mila persone, a qualsiasi titolo bisognose di ascolto. A queste si aggiungano le circa 80mila persone entrate in contatto con almeno un carabiniere in altre circostanze di servizio: in definitiva, nel corso dell’ultimo anno l’arma dei carabinieri si è interfacciata con circa il 52% della popolazione dell’intera provincia. Sotto il profilo preventivo, l’arma ha proiettato sul territorio 24.299 pattuglie, con una media di 67 servizi al giorno tra tutti i comuni».

«Sul punto è bene evidenziare che, mai paghi dei nostri risultati, profondiamo continuamente ogni sforzo per cercare di incrementare la proiezione esterna, rivedendo incessantemente i processi organizzativi interni in modo da armonizzare la funzione presidiaria – di accoglienza – con le esigenze di prevenzione e pronto intervento, così da offrire un servizio sempre più attagliato alle reali esigenze dei diversi territori della nostra vastissima provincia» continua il comandante dell’Arma.

«Considerevole è stato anche l’impegno profuso nel mantenimento dell’ordine pubblico, unitamente ai colleghi della polizia di stato e delle altre forze di polizia, sia nelle più grandi manifestazioni nel capoluogo che negli eventi – assai più numerosi – che hanno animato tutti gli altri comuni della provincia: un impegno che, nell’ultimo anno, ha richiesto complessivamente il servizio di più di 1.600 carabinieri. Al riguardo, consentitemi di ringraziare il questore di Grosseto, il dottore Antonio Mannoni, per la professionalità, la disponibilità e il garbo istituzionale sempre assicurato dal suo staff».

«In tema di contrasto alla criminalità, l’Arma ha conseguito nella provincia importanti risultati, traendo complessivamente in arresto 170 persone, sia in flagranza di reato che su ordine dell’autorità giudiziaria, e deferendone in stato di libertà 1.803. Al riguardo è più che doveroso ringraziare la dottoressa maria navarro, procuratore capo della procura di Grosseto, per la guida sempre premurosa, solerte e competente che lei e tutti i magistrati del suo ufficio hanno sempre assicurato ai reparti dell’arma, con una diuturna disponibilità al confronto. Grazie!».

«Sempre in tema di repressione dei reati, non si può sottacere il determinante contributo che, in molti casi, è derivato dalla collaborazione dei cittadini, con segnalazioni veicolate al nostro “112”, oggi numero unico di emergenza europeo, o direttamente alle stazioni carabinieri, nostre centrali d’ascolto: segno tangibile di una consapevole e fattiva partecipazione della popolazione maremmana al condiviso valore della sicurezza, precondizione di ogni diritto».

«Infatti, l’azione delle forze di polizia non può, essa sola, rispondere a tutte le diverse istanze di sicurezza provenienti dalla società civile: la sicurezza è risultato di un impegno corale, del sinergico contributo di tutte le istituzioni, comunità, associazioni di categoria, stakeholder… al riguardo, il mio più sincero ringraziamento va a lei, eccellenza, per la sua autorevole guida e per aver autenticamente aperto la sede della prefettura, anche attraverso l’incessante opera dei suoi dirigenti e funzionari, a quell’ascolto e a quel confronto indispensabili per il democratico esercizio della delicata funzione di polizia».

«Questa disamina merita un’ulteriore, ultima riflessione: qualsiasi azione di polizia non potrebbe conseguire una reale efficacia – che in definitiva consiste nell’assicurare benessere alla comunità – laddove i risultati percepiti dalla popolazione non corrispondano alle sue aspettative. In tema di sicurezza, infatti, può entrare in gioco un immotivato senso di paura, alimentato da distorsioni, anche veicolate dal sistema mediale tradizionale o dai nuovi media. Al riguardo, nel ringraziare i rappresentanti degli organi di stampa qui presenti per la sostanziale correttezza della loro postura, rammento il peso determinante che il modo di “fare notizia” riveste per una sana informazione alla società civile. Mi sia consentito, prima di concludere, porre l’attenzione anche su un tema a noi estremamente caro: l’ambiente» continua nel suo discorso.

«La sicurezza si inscrive anche nel perimetro, non più eludibile, della transizione ecologica: concetto che va ribadito con ancora più forza oggi, ricorrenza della giornata mondiale dell’ambiente. Molto importante, sul piano della educazione ambientale, è stata l’attività svolta dal reparto carabinieri biodiversità di Follonica, retto dal colonnello Giovanni Quilghini, che gestisce sei riserve naturali statali presenti nella provincia (oltre alla riserva di Montecristo, in provincia di Livorno) e garantisce la conservazione di alcune specie di flora e fauna rigorosamente protette dalle direttive comunitarie e dagli accordi internazionali, come il cavallo di razza maremmana».

«Nell’ambito di oltre cinquanta eventi dedicati alla divulgazione naturalistica e all’educazione ambientale – che hanno coinvolto oltre 20 istituti di istruzione della provincia – il reparto carabinieri biodiversità ha messo a dimora 500 piante di specie autoctone, arboree ed arbustive, a cui si aggiungono altre 5.000 piante impiegate in interventi di ripristino e conservazione di habitat nelle riserve naturali, tra cui 15 talee dell’“albero di Falcone”: una iniziativa che, nell’ambito del più grande progetto nazionale “un albero per il futuro”, ha visto la consegna e la messa a dimora anche in questa provincia di esemplari dell’albero cresciuto a Palermo, in via Emanuele Notarbartolo, di fronte alla casa che fu del giudice falcone, divenuto nel tempo il simbolo dell’impegno dello stato nella lotta alle mafie».

«Sempre in tema ambientale desidero ricordare l’attività svolta dal gruppo carabinieri forestale di Grosseto, al comando del tenente colonnello Marta Ciampelli, che presidia le inestimabili bellezze naturali di questa meravigliosa provincia, ricca di ben 178.000 ettari di boschi e più di 35.000 ettari di aree protette. Il gruppo carabinieri forestale, attraverso i suoi 10 nuclei dislocati in altrettanti comuni della provincia, in maniera pienamente sintonica con i capillari assetti territoriali dell’arma, assicura una “prossimità ambientale” che costituisce un presidio avanzato del territorio a tutto tondo, con interventi a tutela del paesaggio dalle illecite iniziative urbanistico-edilizie e dalle abusive captazioni idriche, nonché della pulizia fluviale, dei vincoli idrogeologici, delle utilizzazioni forestali; e, ancora, a tutela del benessere animale, al contrasto al bracconaggio».

«Al riguardo, nell’anno appena trascorso sono stati complessivamente 9.400 i controlli svolti dal comparto forestale dell’arma in tutti gli ambiti della specialità, con la denuncia all’autorità giudiziaria di 165 persone e l’accertamento di oltre 700 illeciti amministrativi, con sanzioni pecuniarie per un ammontare di oltre 765.000 euro. Concludo rivolgendomi a voi, carabinieri della provincia di Grosseto, qui idealmente schierati in alcune declinazioni del nostro servizio: comandanti e addetti alle stazioni… carabinieri forestali, militari dei nuclei radiomobili e degli assetti investigativi, personale degli uffici, equipaggi delle unità navali, addetti a centrali operative, sciatori…».

«Ringrazio tutti voi, e per il vostro tramite ogni carabiniere in servizio nella provincia di Grosseto, per quanto avete sinora fatto ma, ancor di più, per quanto continuerete a fare per alleviare i disagi e rispondere ai bisogni dei nostri concittadini, per l’umanità con cui saprete accoglierli nei momenti del loro bisogno, per la competenza e la determinazione che saprete profondere in ogni aspetto del nostro servizio e per la serenità che, al rientro nelle vostre famiglie, pur gravati da così tanto carico, saprete restituire a coloro che con voi condividono la scelta, che fu solo vostra, di arruolarvi nella nostra gloriosa istituzione. E nei momenti di stanchezza, quando il peso di quella scelta dovesse farsi più intenso, rammentatevi delle parole del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “certe cose si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli, e i figli dei nostri figli”».

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