GROSSETO – «Il trasporto pubblico locale è un mistero per il Comune di Grosseto così come per il Vivarelli è il concetto di buona amministrazione, quindi la cosa migliore da fare per il centro destra è buttarla in confusione negando i fatti e smentendo anche se stessi». A parlare è Giacomo Termine, segretario provinciale del Pd Grosseto.
«Il Comune non si preoccupa della sicurezza delle scuole, la Provincia spende poco e male i soldi che lo Stato gli ha destinato per la sistemazione degli edifici. Il Comune di Grosseto, in questo quadro, decide di attaccare la Regione criticando lo stanziamento di 3 milioni di euro sul trasporto pubblico scolastico».
«Dovrebbero essere contenti! La sicurezza pubblica e soprattutto quella dei ragazzi che viaggiano per studiare dovrebbe interessare al comune capoluogo, invece no!» prosegue Termine.
«I tre milioni serviranno per finanziare servizi aggiuntivi straordinari da svolgere anche con il ricorso ad autobus o altri mezzi privati ordinariamente non adibiti a trasporto pubblico. Servono più autobus, insomma, per far viaggiare meglio e distanziati le nostre ragazze e ragazzi e la Regione trova le risorse per pagarli (sostenendo in tal modo anche un settore in crisi)».
«Evviva, dunque! No, secondo Vivarelli Colonna, non va bene, perché si utilizzano fondi del Tpl. La sicurezza degli studenti, dunque, affermano non dovrebbe essere una priorità, meglio i collegamenti ordinari tra i paesi».
«Se le scuole inizieranno regolarmente il 14 settembre non sarà per merito del Comune di Grosseto. Il centro destra anche con questa ultima presa di posizione sui trasporti ha reso evidente che a loro non interessa il bene della popolazione, non importa se i giovani vanno o non vanno a scuola, la loro regola è il caos, il disagio, il malessere anche a rischio della salute!» afferma termine.
«Il signore Vivarelli Colonna ha dimostrato ancora una volta di essere il rappresentante del cinismo di chi pur di raggiungere il potere è disposto a mettere in gioco tutto anche la salute dei propri concittadini. Vergogna!».