GROSSETO – L’Unione comunale del Partito Democratico di Grosseto organizza l’incontro, previsto per mercoledì 5 giugno alle 17 al circolo “Centro” del Partito Democratico in via Emilia.
Interverranno: Stefano Scaramelli, presidente Terza commissione Regione Toscana “Sanità e politiche sociali”; Gabriella Capone, avvocato membro della Direzione provinciale e dell’Assemblea provinciale Pd Grosseto e componente Assemblea regionale Pd Toscana; Alice Sodi, presidente di NeuroPeculiar, Movimento per la biodiversità Neurologica.
“Quest’incontro – sottolinea Leonardo Culicchi, segretario dell’Unione comunale Partito democratico di Grosseto – è particolare perché non guarda alla ricerca di un consenso, ma mette a disposizione di una giusta causa la forza più importante di un partito, che è quella di mettere in campo azioni che possono portare ad emanare leggi. Faremo quanto ci è possibile affinché questo non sia un semplice evento informativo, ma l’inizio di un percorso che affronti il tema delle neurodiversità e le difficoltà di chi quotidianamente ci convive”.
“Questa iniziativa non è fine a se stessa – commenta Gabriella Capone -. Lo scopo è quello di lavorare insieme con lo spirito di promuovere e sostenere l’inclusione sociale, abbattere le barriere socio-culturali, ma non solo. E’ occasione di confronto con le varie realtà e punto di partenza per affrontare le carenze effettive, quanto a risposta territoriale, a quelle che sono le esigenze concrete cui le famiglie e le stesse persone autistiche fanno fronte nella loro quotidianità. Si parte dal presupposto che parliamo di una parte della nostra Società che ha gli stessi diritti e doveri di chiunque altro individuo, ma che più di altri è destinataria di necessari interventi e percorsi individualizzati. E’ necessaria una stretta collaborazione tra enti, un’adeguata formazione e competenze specifiche, competente cliniche, interventi abilitativi e di supporto, buone prassi e soprattutto conoscenza ed informazione”.
“In Italia – aggiunge e conclude Alice Sodi – stiamo cercando di metterci al passo con il resto del mondo a livello di consapevolezza sociale sullo spettro autistico e sulle neuroatipicità in genere. Per farlo occorre cambiare completamente modo di guardare a questa realtà e assumere una prospettiva socio-culturale. Le persone neurodiverse non potranno mai dirsi incluse in un paradigma sociale tipico-centrico”.