MASSA MARITTIMA – “La certezza di stare dove bisogna essere è un modo di dare significato alla vita”: con queste parole riprese da un articolo di giornale pubblicato nei giorni scorsi, l’assessore alle Politiche sociali Tiziana Goffo ha concluso l’incontro con alcuni ospiti della casa circondariale di Massa Marittima, che hanno aderito al progetto di volontariato per la cura e manutenzione del giardino dedicato a Norma Parenti. Si tratta di un percorso basato sulla firma di una convenzione tra l’istituto penitenziario, la cooperativa sociale Il Nodo e l’amministrazione Comunale, che negli ultimi anni ha visto la realizzazione di percorsi volti all’inclusione sociale e lavorativa dei soggetti in esecuzione di pena.
Questa mattina tre dei dodici detenuti che hanno aderito al progetto hanno partecipato al primo incontro dimostrativo nello spazio pubblico che ospita l’opera di via Maremma, “Sol omnibus lucet”: ad accoglierli sul posto, insieme al direttore della casa cx Carlo Mazzerbo e all’educatrice Marilena Rinaldi, c’erano l’artista realizzatrice dell’opera Maria Dompè, l’assessore Goffo, l’architetto del Comune Sabrina Martinozzi e l’archeologo Alessandro Fichera, che per conto dell’Università di Siena realizzò prima della creazione del giardino, gli scavi sulle abitazioni duecentesche che furono scoperte a poche decine di centimetri di profondità dalla superficie. Presente anche l’insegnante Alfredo Laudati dell’Istituto Comprensivo Breschi, a raccontare il significato di quest’opera per i giovani studenti, che un anno fa lasciarono i loro desideri racchiusi in un “pozzo” al centro dell’area e che oggi ancora lo vivono e studiano. E’stata la stessa artista a mostrare agli ospiti della casa circondariale disponibili per i lavori di manutenzione, tutte le cure specifiche necessarie al giardino per continuare a cambiare colori e odori in ogni stagione: dalla pulizia degli irrigatori alla potatura delle rose selvatiche, fino alla concimazione dei giacinti blu, tutto per continuare a tenere in vita un luogo divenuto pieno di bellezza, paesaggio e storia per i turisti che lo visitano e piacevole da frequentare liberamente per i massetani. “La bellezza e la cura- ha detto l’architetto del Comune Sabrina Martinozzi – portano altra bellezza e cura. E’per questo che con le economie dei finanziamenti destinati alla valorizzazione delle mura civiche- spiega- decidemmo di recuperare questo luogo che era degradato e abbandonato e permettere alla comunità di riappropriarsene. La partecipazione di tutta la città lo ha reso così piacevole e fruibile come è oggi”. La mattinata si è conclusa con una visita all’interno della casa circondariale, a cui tutti gli ospiti interessati hanno partecipato, facendo domande sul giardino.
“Credo che la modalità del lavoro volontario – è intervenuta l’assessore Goffo – sia la chiave di volta per riscoprire il senso civico e quello di appartenenza, come valori fondanti della collettività. Concetti portanti di questo progetto sono infatti la cura, la custodia, la conoscenza, la memoria, la testimonianza dei valori che la città riconosce e conserva come propri e che vuole trasmettere e condividere nel tempo come quelli incarnati dalla figura a cui il giardino è intitolato, una giovane ragazza, poco più che ventenne Norma Parenti, che ha sacrificato la sua vita, nonostante la famiglia e un figlio piccolissimo per un ideale semplice, ma estremamente potente: la libertà. Quei valori sono oggi simbolicamente rappresentati e trasmessi come in una sorta di passaggio di testimone, proprio all’interno di un luogo vivo e fruibile a tutti: il giardino d’artista in cui <>, il sole splende per tutti”.