SCARLINO – «Il nuovo canile di Scarlino come Guantanamo» lo affermano, in una lettera inviata agli amministratori e alla stampa Roberto Zappa, Donata Boccardi, Cristiana Flamini, Gabriele Cecchini, che dicono di parlare a nome e per conto dei propri cani. Il canile, costruito nella piana industriale del Csone, secondo i firmatari della lettera è «un abbandonato triangolo acquitrinoso stretto tra stabilimenti, ferrovia e strada provinciale d’accesso. Nel raggio di 50 metri abbiamo fabbriche a ciclo continuo, una stazione di trattamento acque con macchinari sempre in movimento, una stazione di pompaggio metano che non si ferma mai, costante passaggio di treni e autoarticolati, ovunque illuminazione sempre accesa, puzza industriale e rumore, tanto rumore, forte, tremendo, pauroso e senza sosta. ogni recluso è esposto alle intemperie, non c’è ombra, non c’è riparo da pioggia e freddo e il vento ha già strappato parte della copertura.
Vi hanno mai parlato del legno e dei pannelli solari?»
«Non c’è un’area esterna di sgambamento – proseguono i quattro firmatari della lettera -, attorno alle reti solo rifiuti e una palude con acqua che non riesce a defluire, un habitat perfetto per zanzare e tutti i tipi di larve e moscerini. In un posto del genere non ci vuole molto a sviluppare turbe comportamentali e malattie quali Leishmaniosi e Filariosi. In un posto del genere come si fa ad “educare la popolazione”: quali famiglie porteranno i loro bambini a passeggiare coi cani nella salubre e amena zona industriale? Nel fango, tra i rifiuti e con metano nell’aria. Chi vuole adottare un cane caratterialmente instabile?» Concludono.